Introduzione
Negli ultimi anni, l’avanzata dell’intelligenza artificiale ha alimentato una narrazione sempre più diffusa: le aziende assumerebbero sempre meno profili junior, preferendo risorse senior potenziate da strumenti di AI. Sebbene i dati non siano univoci, diversi segnali indicano che tale impressione sia invece una tendenza reale, soprattutto nei settori tecnologici e ad alta specializzazione.
In questo articolo sintetizzo alcune evidenze raccolte da studi e analisi di settore, per capire se stiamo davvero entrando in una fase di sostituzione o piuttosto di trasformazione.
Riduzione delle assunzioni entry‑level nel tech e nel software
Fra le varie fonti consultate emergono alcune linee ricorrenti: diversi articoli e report segnalano una contrazione delle assunzioni junior. In tabella 1 riportiamo alcune fonti con una sintesi del contenuto (i riferimenti sono riportati in fondo all’articolo).

La tabella 2 analizza le tendenze negli ultimi anni.

Questi dati, pur non ufficiali o uniformi per Paese, delineano chiaramente uno sbilanciamento strutturale verso profili senior e specializzati.
Il contesto italiano ed europeo
In Italia il fenomeno potrebbe essere amplificato. Il mercato resta segnato da un alto tasso di disoccupazione giovanile, scarsi investimenti in formazione interna e da una cultura aziendale spesso conservatrice. Le aziende, poco propense al rischio, tendono a evitare profili junior, specie dove il costo dell’errore è alto [6].

La media impresa italiana mostra ancora forte esitazione, rallentando la trasformazione digitale e quindi anche le opportunità di crescita per i profili di ingresso.
Una transizione, non una sostituzione
Il Future of Jobs Report 2025 del World Economic Forum stima la creazione di 170 milioni di nuovi posti di lavoro a fronte di 92 milioni eliminati. Il mercato non si contrae, ma si riorganizza: cambiano le mansioni più che i ruoli.

Il futuro sembra puntare verso una convivenza strutturale tra uomo e tecnologia, non verso una sostituzione.
Augmentation e automation: un equilibrio che cambia
L’uso dell’AI oscilla tra augmentation (potenziamento umano) e automation (sostituzione). Secondo l’Anthropic Economic Index [7], per la prima volta l’automazione (49,1%) ha superato l’augmentation (47%). Le conversazioni in cui l’AI agisce con minimo input umano sono aumentate dal 27% al 39% in pochi mesi.

Nei Paesi più maturi nell’uso dell’AI, prevale la collaborazione uomo‑macchina; altrove, si tende all’automazione totale. La maturità digitale influenza quindi la qualità dell’integrazione dell’AI. Il beneficio, tuttavia, non è distribuito equamente: i professionisti con salari medio‑alti (70–150 mila euro) traggono i maggiori vantaggi, mentre i junior restano ai margini. L’AI, al momento, amplifica le disuguaglianze.
I junior fra apprendimento e assistenza
Secondo Bertrand Duperrin, eliminare i compiti semplici — spesso assegnati ai junior — significa eliminare occasioni di apprendimento. Senza pratica, non si costruisce esperienza.

L’AI può quindi agire come strumento compensativo, accelerando la curva di apprendimento se integrata con percorsi formativi adeguati.
Il problema è organizzativo, non tecnologico
Molte aziende non sono ancora pronte:

L’AI accelera una crisi di competenze già esistente: non la crea, ma la rende più evidente. Il problema non è tecnologico, ma di visione e capacità organizzativa.
Cosa serve davvero
Per evitare che l’AI sostituisca ciò che dovrebbe potenziare, servono azioni chiare:
- Costruire percorsi junior che includano autonomia, riflessione e responsabilità.
- Integrare l’AI come strumento formativo, non solo produttivo.
- Ripensare le carriere in chiave ibrida e flessibile.
- Trattare la formazione continua come infrastruttura, non benefit opzionale.
Oltre l’illusione della sostituzione
Non è l’AI a mettere in crisi i junior, ma l’incapacità del sistema di accompagnarli in un contesto che cambia. L’automazione renderà obsolete alcune competenze, non le persone. Ma senza un ripensamento profondo dei percorsi professionali, rischiamo di perdere una generazione non perché non serva più, ma perché non sappiamo più come farla crescere.
Riferimenti
[1] Iswarya Writes, Why No One Wants to Hire Junior Developers Anymore — And What You Can Do About It. Medium
https://medium.com/predict/why-no-one-wants-to-hire-junior-developers-anymore-and-what-you-can-do-about-it-ed038636d821
[2] Sean Goedecke, What’s going to happen to junior engineers?
https://www.seangoedecke.com/juniors-and-ai/?utm_source=chatgpt.com
[3] PG Gonni, Juniors (not) wanted. Is the industry only hiring Seniors?. Medium
https://medium.com/design-bootcamp/juniors-not-wanted-is-the-industry-only-hiring-seniors-d98662523ee4
[4] Krystle Morrison, Oyster Global Hiring Trends Report: Contract Hiring Up 46%, Senior Roles Make Up 55% of New Hires. StaffingHub
https://staffinghub.com/hiring/global-hiring-trends-report-contract-hiring-up-46-senior-roles-make-up-55-of-new-hires/?utm_source=chatgpt.com
[5] Hasher Bantock, The SignalFire State of Tech Talent Report – 2025. Signal Fire
https://www.signalfire.com/blog/signalfire-state-of-talent-report-2025?utm_source=chatgpt.com
[6] Youth employment trends & policies after the CoViD-19 pandemic
https://t.ly/gfcOP
[7] Anthropic Economic Index: Tracking AI’s role in the US and global economy
https://www.anthropic.com/research/economic-index-geography
